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Sanzioni, perché sembrano non funzionare?

di Francesca Basso

L’economia russa non crollata, merito della Banca centrale che ha impedito la crisi finanziaria e dei molti Paesi che continuano le relazioni con Mosca. Ma gli effetti delle decisioni europee ci sono e saranno evidenti a medio-lungo termine

Sgombriamo il campo da un malinteso: Le sanzioni contro la Russia non servono a fermare la guerra. Hanno bisogno di tempo per dispiegare i loro effetti, che per gi si vedono. Servono a rallentare la macchina bellica. L’ambasciatore Stefano Sannino il segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), la Farnesina dell’Ue. competenza del Seae la definizione di alcuni tipi di sanzioni, altre invece spettano alla Commissione Ue come quelle settoriali. A un anno dallo scoppio dalla guerra in molti si domandano se le sanzioni stiano funzionando, perch il crollo dell’economia russa auspicato nel 2022 non c’ stato.

Le misure

Le sanzioni stanno intanto assolvendo alla loro funzione politica: condannare la brutale aggressione dell’Ucraina da parte di Mosca. L’Ue ha imposto sanzioni senza precedenti contro la Russia. Sono state adottate misure individuali per colpire le persone responsabili del sostegno e del finanziamento della guerra, misure in materia di visti ma soprattutto sanzioni economiche, che prevedono l’embargo sul carbone e il petrolio russi e sui prodotti raffinati, restrizioni alla Banca centrale di Mosca e all’industria finanziaria russa (l’esclusione di un numero rilevante di istituti di credito dal sistema internazionale di pagamenti Swift), controlli generali sulle esportazioni per limitare la capacit di riarmamento. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato durante la sua visita a Kiev agli inizi di febbraio un decimo pacchetto di sanzioni, di un valore pari a circa 10 miliardi di euro, entro il 24 febbraio, anniversario dello scoppio della guerra. Tra le misure previste c’ il divieto di export in Russia di tecnologia civile che pu essere usata a fini bellici, come i componenti per la realizzazione di droni, nuove personalit e azioni per eliminare le possibilit di elusione delle sanzioni. L’Ue ha nominato un nuovo inviato speciale per le sanzioni, David O’Sullivan, proprio per assicurare la piena messa in opera delle misure da parte dei Paesi, spiega Sannino.

Gli effetti

L’economia russa risentir delle sanzioni nel medio-lungo termine. E alcune misure messe in campo dall’Ue, come l’eliminazione della dipendenza dalle fonti fossili russe sar strutturale. Sul gas russo l’Ue non ha imposto l’embargo per ragioni di sicurezza energetica ma ha portato avanti una politica di diversificazione. Se prima dello scoppio della guerra la domanda di gas dell’Ue era soddisfatta per il 40% dal metano russo, ora la quota scesa al 9%. A gennaio 2023, secondo i dati diffusi dal ministero delle Finanze russe, le entrate sono crollate del 35% rispetto allo stesso periodo del 2021 e le spese sono esplose del 59%. Tuttavia il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Paese per il 2023: il Pil salir dello 0,3% e nel 2024 del 2,1%, a fronte di una contrazione del 2,2% lo scorso anno, inferiore alle aspettative.
Per Maria Demertzis, vicedirettrice del think tank brussellese Bruegel, ci sono tre ragioni per cui le sanzioni sembrano non funzionare. Per prima cosa nel 2022 i prezzi delle fonti energetiche, soprattutto del gas, sono saliti alle stelle. Le entrate che i russi sono riusciti a ricavare dalle esportazioni di energia verso l’Ue sono state fuori dal comune, estremamente elevate perch abbiamo continuato a importare energia. Quindi l’economia russa non ha subito un contraccolpo: inizialmente ci aspettavamo che Mosca avrebbe perso circa il 50% del Pil invece la contrazione stata assai inferiore. Ma quest’anno sar diverso. I prezzi del gas sono scesi ed entrato in vigore l’embargo sul petrolio russo via mare a dicembre e dei prodotti petroliferi raffinati a febbraio, prosegue Demertzis..

Il nuovo scenario

Ora Mosca deve trovare per le proprie esportazioni altri mercati che non pagano per lo stesso prezzo dell’Europa, sempre molto alto. La Cina, ad esempio, e l’India negoziano in particolare il petrolio a prezzi scontati, il che ovviamente significa che le entrate per la Russia diminuiranno. La seconda ragione per cui le sanzioni non sembrano funzionare, (anche se stanno funzionando), che la Banca centrale russa ha fatto un ottimo lavoro in termini di gestione dell’economia di fronte a quella che era una crisi effettiva — spiega Demertzis —. Ha impedito che una crisi economica diventasse una crisi finanziaria. E questo fondamentale, perch ha stabilizzato l’economia. Ha fatto un ottimo lavoro nel gestire l’economia all’inizio, con un enorme aumento dei tassi di interesse, e poi riuscita a tornare indietro, con un atterraggio molto morbido. Sono arrivati a tassi di interesse del 20%, una cosa molto coraggiosa da fare, ma che in realt ha stabilizzato l’economia. E su questo importante riflettere. Il terzo fattore riguarda l’isolamento mancato della Russia sul piano internazionale: In base al Pil globale, abbiamo circa il 47% che contro la Mosca. Ma se si considera la popolazione, circa il 65% del mondo neutrale o a favore della Russia. La Turchia, ad esempio, non ha imposto sanzioni alla Russia. Si tratta quindi di un hub perfetto per l’elusione delle sanzioni. L’Ue insieme agli alleati del G7 stanno lavorando proprio per eliminare le possibili scappatoie.

11 febbraio 2023 (modifica il 11 febbraio 2023 | 19:11)

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