Salve Direttore,
sono Mauro, come Nino sono un OSS dal 2005 (dal 1997 al 2005 ho lavorato come Adest in una cooperativa con utenti disabili, cooperativa ke nn avrei mai lasciato se nn xke’ la sicurezza di pagare il mutuo in cooperativa…); poi ho partecipato a parecchi concorsi anche per fare esperienza (in quel periodo ne uscivano molti) fino a quando ho accettato l’incarico che più mi aveva incuriosito, ovvero presso l’ospedale civile di Udine.
Un po’ di esperienza nelle mediche e poi post-acuti, poi 5 anni di RSA (esperienza fantastica), dove ho avuto un brutto infortunio che ha posto la parola fine al lavoro in reparto.
In seguito tanti incarichi che con l’Operatore Socio Sanitario hanno poco a che fare, ma bisogna pure lavorare altrimenti non si mangia.
Capisco Nino e sono solidale con lui perché come dicevo se non si lavora non si mangia, ma gli voglio anche dire che la nostra professione dipende anche da dove ci si trova, perché ci sono luoghi dove si dice che l’OSS va “fuori dai binari” e cioè tende a fare quello che non gli compete, creando anche malumori nell’equipe dove lavora, altri luoghi dove viene considerato una indispensabile risorsa.
Quello che vedo è che oramai, tra un Governo e l’altro, la sanità è stata decimata e in futuro ne vedremo delle belle purtroppo.
Grazie.
Mauro Montali Nadalutti, OSS Udine
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