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L'ospedale riapre le porte, ritorno all'era pre pandemica

L’ospedale riapre le porte. Pur costantemente sorvegliato, torna luogo aperto al pubblico. Via i varchi all’ingresso, eccetto la mascherina.

Le parole del direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato

Lo fanno tutti i presidi sanitari dell’Ulss 3 Serenissima dal prossimo febbraio: mese in cui decade la normativa ministeriale che filtrava rigorosamente gli accessi.

“Un segnale di ritorno alla normalità che non dobbiamo interpretare come una rimozione di quello che c’è stato e che continua, in misura minore, ad esserci – dice il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato -.

Sono oltre 200 i pazienti oggi positivi nei nostri ospedali. Quindi ci rivolgiamo alla coscienza individuale di tutti, a quella ‘educazione sanitaria’ che ciascuno di noi ha visto crescere fin dall’inizio del 2020: vacciniamoci, mettiamoci la mascherina, stiamo a casa se riscontriamo sintomi da raffreddamento, proteggiamo i fragili.

Consolidiamo le buone prassi adottate in ospedale: rispettiamo gli ambulatori, i reparti, gli spazi comuni, gli ammalati e i sanitari, come dovremmo aver imparato in questi ultimi due anni di sacrifici”.

Accessi agli ospedali

Dal prossimo febbraio gli ospedali dell’Ulss 3 Serenissima torneranno ad essere luoghi in cui si accede liberamente, in sostanza luoghi aperti al pubblico, pur se sorvegliati, come lo erano in era pre pandemica.

I controlli all’ingresso, dove a causa del covid erano stati posizionati i varchi, non saranno più effettuati dal primo febbraio: decade infatti la normativa ministeriale che li istituiva con il fine di filtrare rigidamente gli accessi, e da quella data non saranno richiesti in alcun caso né greenpass né tamponi per l’accesso.

L’unico obbligo che resta valido per entrare negli ospedali rimane quello della mascherina: sarà necessario indossarla almeno fino al 30 aprile, in applicazione della deroga ministeriale. Sarà sempre e comunque presente un servizio di guardiania interno degli ospedali, che provvederà a supervisionare il corretto utilizzo degli spazi e dei servizi.

Le nuove regole, infatti, vanno comunque calate in un contesto in cui in ogni ospedale sono ancora presenti decine di pazienti positivi – negli Ospedali dell’Ulss 3 Serenissima oggi sono più di duecento – e che è necessario fare tutto il possibile per evitare la diffusione del contagio e il verificarsi di focolai, pericolosi per i degenti e fonte di pesante aggravio di lavoro per gli operatori.

Accessi ai Pronto soccorso

L’utente che accede in urgenza al Pronto soccorso può essere accompagnato da un familiare, nel caso in cui la presenza di un accompagnatore sia indicata dal personale del servizio. In questo caso, il familiare può decidere di attendere assieme al paziente in sala d’attesa, dove può trattenersi anche mentre sono in corso le visite.

Il familiare può comunque chiedere di essere contattato via telefono per essere aggiornato sulle condizioni di salute o sulle eventuali dimissioni del paziente. Nel caso di minori che accedono alle visite o alle cure urgenti, l’accesso e l’attesa sono consentiti al genitore o a chi ne fa le veci.

Accessi in ospedale per visite, esami e prestazioni

Per quanto riguarda gli utenti che accedono a visite, esami e prestazioni ambulatoriali, e ai loro eventuali accompagnatori, resta valida la regola del buon senso e delle buone pratiche che la pandemia ha insegnato: attualmente è concessa la presenza di un accompagnatore, il quale comunque non è più tenuto ad esibire né greenpass, né tamponi negativi. Anche per gli accompagnatori vale ovviamente la regola di indossare la mascherina.

Accesso per ricoveri urgenti o programmati in ospedale

Vige ancora l’obbligo del tampone per le persone che  ricoverate.

Se il paziente viene ricoverato in urgenza dal Pronto soccorso, viene qui sottoposto a tampone (e assegnato a una zona del reparto isolata, nel caso di positività); in caso di ricovero programmato, il paziente deve aver eseguito un test, per le stesse ragioni, nelle 48 ore precedenti alla degenza.

Visite dei familiari ai pazienti ricoverati in ospedale

Le visite dei parenti di pazienti che si trovano ricoverati all’interno dei reparti sono attualmente regolate in questa modalità:

  • in ogni reparto sono fissate due finestre orarie per la visita, entrambe di 45 minuti. I due turni servono a diluire le presenze, evitando affollamenti all’interno dei reparti, sempre possibile fonte di contagio;
  •  il familiare può quindi visitare, ogni giorno, il paziente ricoverato per 45 minuti;
  • come sempre avvenuto anche nel corso della pandemia, i sanitari concedono deroghe, decise dal primario, nel caso di pazienti dalla gestione complessa o non autosufficienti che abbisognano di ulteriore supporto da parte dei familiari;
  • allo stesso modo si continua ad assicurare anche in Area covid, in accordo con i primari, l’accesso al capezzale nel caso di aggravamento del quadro clinico del paziente critico, ad esempio nel caso di fine vita.

Colloqui con i medici del reparto

Nei reparti infine è fissato un orario di ricevimento dei familiari per il colloquio con i medici, evidenziato alle porte dei reparti: in questo orario, il medico curante riceve il familiare per aggiornarlo sulle condizioni di salute del degente.

Agli ingressi di ogni reparto, allo stesso modo, è segnalato anche un numero di telefono a cui il parente può fare riferimento per contattare la segreteria di reparto e avere informazioni telefoniche, o per prendere un appuntamento con il medico che segue personalmente il ricoverato.

Leggi anche: Massimo Boccalon nuovo direttore dell’unità Cure Palliative Ulss4

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