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Le intercettazioni di Zaia su Crisanti diffuse da Report furono solo sputtanamento mediatico

Foto di Riccardo Antimiani, via Ansa 

La conclusione della vicenda

Il gup di Padova ha stabilito che le conversazioni del presidente del Veneto, mandate in onda dalla trasmissione di Rai 3, sono penalmente irrilevanti e devono essere escluse dal processo sui tamponi rapidi. L’ennesimo caso di gogna fondato sul nulla

Ricordate le famose intercettazioni, diffuse dalla trasmissione Report, in cui il governatore del Veneto Luca Zaia criticava con un linguaggio colorito il microbiologo Andrea Crisanti? Tutta fuffa penalmente irrilevante. A confermarlo, se mai ce ne fosse stato bisogno, è la decisione di ieri del giudice per l’udienza preliminare di Padova, Maria Luisa Materia, di escludere quelle intercettazioni nel processo sui tamponi rapidi (in cui Zaia non è indagato). 

Il processo vede imputati il microbiologo Roberto Rigoli, ex coordinatore di tutte le unità di microbiologia del Veneto, e l’ex direttore generale di Azienda zero, Patrizia Simionato. I due devono rispondere di falso ideologico e di turbata libertà di scelta del contraente: secondo l’accusa, sarebbe stato alterato il procedimento amministrativo con cui la regione Veneto nell’agosto e nel settembre 2020, cioè tra la prima e la seconda ondata della pandemia, acquistò con affidamento diretto quasi 500 mila test rapidi prodotti dalla multinazionale Abbott, per un importo totale di circa 2 milioni di euro. In particolare Rigoli, incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei test antigenici, non avrebbe svolto correttamente il compito assegnatogli. Per il solo Rigoli vi è anche la contestazione di depistaggio.

Il governatore Zaia era stato intercettato mentre parlava con Roberto Toniolo, direttore di Azienda zero, braccio operativo della giunta regionale per gli affari sanitari. Nelle conversazioni, Zaia criticava pesantemente il microbiologo e ora anche senatore del Pd, Andrea Crisanti, che aveva contestato l’efficacia dei test rapidi acquistati dal Veneto e dato avvio con un esposto all’inchiesta. Le intercettazioni erano ignote persino a Crisanti. Fu la trasmissione Report a scovarle e a mandarle in onda. 

Come scrivemmo già all’epoca, le parole di Zaia mandate in onda da Report, per quanto espresse in un linguaggio colorito (come può accadere in una qualsiasi conversazione privata), avevano un contenuto del tutto penalmente irrilevante e veniva da chiedersi, dunque, per quale ragione il pubblico ministero avesse deciso di depositare intercettazioni irrilevanti riguardanti soggetti neppure indagati. 

Ieri il giudice, contro la richiesta del pm Benedetto Roberti, ha stabilito che quelle intercettazioni non dovranno essere incluse nel fascicolo del dibattimento in quanto penalmente irrilevanti, confermando che, in sostanza, servirono soltanto a sputtanare mediaticamente il governatore Luca Zaia.

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