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La ignobile e patetica corruzione arraffona dei sacchi di denaro

Presi con le mani nella marmellata. Siamo tutti certamente garantisti fino all’ultimo grado di giudizio, ma i sacchi di soldi in banconote di piccolo taglio per un milione e mezzo di euro pesano come macigni. E’ solo la punta di un Iceberg? Come in Italia nel 1992, quando tutto cominciò con una “mazzetta” al Presidente del Pio Albergo Trivulzio? Le responsabilità penali sono personali, ma “Mani Pulite” disvelò un sistema corruttivo diffuso.

Dove sta il senso di questa corruzione internazionale? Sono 705 i parlamentari europei, mediamente giovani, in gran parte seconde e terze linee della classe politica nazionale, a volte “trombati” a livello locale e mandati a Bruxelles come riparazione o per farsi le ossa. Nella Unione Europea le decisioni che contano vengono prese in altre sedi come il Consiglio europeo e le Commissioni. Il Parlamento europeo, per lo più ratifica decisioni già prese o approva roboanti e spesso vacue, ancorché nobilissime, affermazioni di principio.

Tuttavia il Parlamento europeo è anche l’unica istituzione elettiva, e con preferenze, ed esprime quindi la democratica rappresentanza dei popoli e delle visioni politiche, ed in questo senso gode ancora di un’aurea e di un primato morale che altri organismi hanno già perso da tempo. Sta qui probabilmente il senso di quanto è accaduto. Paesi ricchi di materie prime ma poveri di democrazia, inondati di introiti di denaro ma scarsi di diritti civili e sociali, tentano di comprare in Europa patenti di legittimità democratica.

Qatargate, denaro sequestrato.

Qatargate, denaro sequestrato.

La tentazione di vendersi non manca a Bruxelles, in un contesto letteralmente invaso dalle lobbies. La Commissione europea ne ha ufficialmente registrate 12.443, oltre 17 per ogni parlamentare. Tutto alla luce del sole e nella massima trasparenza: gli incontri con i lobbisti sono tracciati, così come i nomi dei partecipanti, i luoghi delle riunioni e la durata. Ma veramente c’è bisogno di così tanta presenza di portatori di interessi? O magari lobbying non è altro che un modo colto ed ellittico per dire corruzione?

Chi ha deciso di fare politica, una visione del mondo già la dovrebbe avere, così come un’idea di come interagire con l’economia e la società, attraverso leggi e direttive. Ed in campi specifici, con problematiche complesse e rapidi mutamenti, ci si può servire di consulenti indipendenti, non di lobbysti portatori di interessi di parte.

Ma diciamo la verità, questa corruzione che ha bisogno di sacchi di denaro, tanto ignobile quanto patetica, è una corruzione da arraffoni, da arrivisti che tentano l’arricchimento e la scalata sociale. C’è anche un’altra corruzione, più nascosta e sottile, di chi è già arrivato e che appartiene alle élites. Una corruzione che non ha bisogno dei sacchi di denaro, e nemmeno delle lobbies, che conosce già molto bene gli interessi che deve tutelare.

E’ quel mondo in cui tutti sono figli di, nipoti di, cognati di, amici di, appartenenti ad uno ristretto strato sociale che occupa posizioni di potere formali e informali che contano, capaci di condizionare e orientare parlamenti e opinione pubblica. Una élite dove il “do ut des” della corruzione non si concretizza nei contanti di piccolo taglio ma in favori di lungo periodo, investimenti sul futuro con assunzioni di figli e parenti in ambienti prestigiosi, ingressi in consigli di amministrazione, consulenze strapagate. Una classe sociale che si perpetua non attraverso il merito ma la cooptazione per appartenenza.

La corruzione maneggiona con i sacchi di denaro è presto scoperta e condannata, come giusto che sia, dalla giustizia e dalla pubblica opinione. L’altra? Di difficile emersione e quasi sempre impunita nelle paludi della burocrazia e delle prescrizioni.

Claudio Toffalini

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