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Il silenzio di Giuseppe ci insegna ad ascoltare noi stessi – Giornale di Verona, cultura, ambiente, turismo, politica, fotografia

Vangelo di Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Matteo 1,18-24

Si avvicina il Natale e ancora una volta leggeremo i racconti della nascita miracolosa di Gesù. Sono pagine ricche di umanità e di poesia. Dobbiamo però, cercare di evitare di prenderli alla lettera e nemmeno di considerarle delle favolette per bambini. Non sono cronache ma racconti teologici. Vogliono darci un messaggio usando un genere letterario con un particolare linguaggio simbolico.

Tra i personaggi del Natale, Giuseppe è forse quello lasciato più in disparte. Nei Vangeli si parla di Maria, di Giovanni, dei Magi, dei pastori. Di Giuseppe si parla molto poco. Anche lui parla poco.

Spesso ce lo rappresentano come un vecchio con la barba bianca. In realtà aveva soltanto 20 anni.

Era un innamorato. Voleva formarsi una famiglia. Avere dei figli. Aveva il suo lavoro di artigiano: faceva il falegname. Si trova a dover affrontare un problema delicato. La sua ragazza (già promessa sposa) rimane incinta. Secondo la legge avrebbe dovuto ripudiarla e denunciarla.

Ma Giuseppe, ci dice Matteo, «era un uomo giusto». Era qualcosa di più di uno che osservava la legge. Aveva capito che non bastava “essere giusto”, ma che invece occorreva “fare la Giustizia”, cioè fare il bene dell’altra persona.

Giuseppe è un uomo che si interroga, che dubita, che va in crisi. È tormentato tra la ragione e il cuore, tra la giustizia e l’amore. Non vuole cercare lo scandalo e, da vero innamorato, le usa rispetto. Decide di lasciarla in segreto. Ma non vuole rassegnarsi. Le vuole troppo bene. Non sa cosa fare. Continua ad interrogarsi. Continua a sperare… Continua a… sognare.

Ed ecco il miracolo: proprio in sogno un “angelo” lo tranquillizza. «Non temere, non aver paura di prendere con te Maria …»

Nella Bibbia, attraverso un linguaggio metaforico e poetico si parla spesso sia di sogni, sia di angeli. I sogni sono lo spazio dell’incontro con Dio.

Come potremmo tradurre oggi il linguaggio biblico dei sogni?

Oggi forse si potrebbe tradurre la parola “sogno” con “coscienza”. Per la psicanalisi il sogno è il linguaggio dell’inconscio, delle emozioni, della nostra coscienza.

Che cosa fa Giuseppe nel momento in cui va in crisi? Entra in sé stesso. Si ritira in silenzio. Pensa. Riflette. Si interroga.

Giuseppe rappresenta ognuno di noi. Anche a noi talvolta succedono fatti imprevedibili, inaspettati. Anche noi come Giuseppe abbiamo tanti dubbi, tante crisi. Spesso non sappiamo che cosa fare.

Che cosa ci insegna Giuseppe? Ci insegna innanzitutto ad imparare ad ascoltare noi stessi. A conoscerci. A fermarci. A pensare prima di decidere. Anche noi dobbiamo imparare a fare spazio a ciò che non è previsto. A fare attenzione alle voci profetiche, che sono gli “angeli” che ci passano accanto ogni giorno.

Dobbiamo uscire dal nostro piccolo mondo, per aprire i nostri orizzonti. Forse l’insegnamento più bello che ci regala Giuseppe è quello di… non smettere mai di sognare!

Don Roberto Vinco

Domenica 18 dicembre 2022

Lasciatemi sognare

Nonostante tutto

lasciate che sogni,

lasciate che ancora una volta

creda nell’impossibile.

Sono donna

e credo nell’amore,

quello capace di trasformare

e lenire fino a cancellare

l’orrore dell’egoismo,

quell’amore che fa fiorire

là dove nessuno più crede,

un mondo migliore.

Lasciatemi sognare.

Ho visto la speranza danzare.

Elisa Kidané, Africa nostra madre terra, Effatà editrice

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