L’ultimo attacco arriva da un antropologo di Barcellona, che ha accusato la Gran Bretagna di aver rubato 45 trilioni di dollari dall’India e di aver fatto morire di fame 100 milioni di indiani. La strategia è semplice: descrivere l’Occidente come nemico della giustizia. Non costa nulla, specialmente se l’ingiustizia è avvenuta secoli fa. È una forma semplificata del post-modernismo degli anni ’70: non esiste una verità oggettiva, ma solo una cacofonia di “discorsi”, quindi “la mia verità” è inattaccabile, e posso scegliere la versione che meglio si adatta al mio interesse personale o politico. Di contro, in un mondo post-verità, coloro che hanno potere possono imporre la loro “narrativa” e spazzare via le obiezioni basate su fatti e prove.

Putin e i cinesi riscrivono sfacciatamente la storia dell’Ucraina e di Taiwan per giustificare le loro ambizioni aggressive. I lettori di George Orwell sanno che questa non è una novità: riscrivere la storia e costringere le persone a cambiare persino il significato delle parole per affermare ciò che sanno essere falso, sono i tratti distintivi del totalitarismo.

Negli ultimi anni, lo abbiamo visto nelle democrazie liberali attraverso la “cancel culture”, con l’imposizione di idee che la maggior parte delle persone rifiuta intuitivamente e con il boom dell’autocensura.

Negli Stati Uniti, lo studio scientifico di antichi resti umani è stato impedito perché “irrispettoso delle credenze dei popoli indigeni”, anche quando le persone interessate non hanno alcun legame con quelle di 2.000 anni fa. Inoltre, gli archeologi la cui ricerca non si adatta alla nuova ortodossia che tutte le migrazioni sono pacifiche sono messi alla berlina online. Ne scrive oggi il Telegraph, in un bell’editoriale.

Paolo Manzo, 23 dicembre 2022


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