4 novembre 2022
Cittadini di Verona e della provincia,
a voi tutti porgo il saluto del Governo. Un saluto e un ringraziamento al Sindaco di Verona e al Comandante delle Forze Operative Terrestri, che hanno condiviso con la Prefettura l’organizzazione delle manifestazioni.
Un saluto particolare porgo al Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi e ai neo eletti senatori e deputati, al Presidente della Provincia, ai Sindaci dei Comuni della provincia, ai vertici delle Forze dell’Ordine, della Magistratura e delle Forze Armate, ai rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’Arma e delle organizzazioni economiche, sociali, religiose e culturali del territorio.
E’ trascorso un secolo dalla Prima Guerra Mondiale – la Grande Guerra. In un’epoca come quella attuale in cui tutto accade, scorre e passa velocemente, è difficile conservare la memoria di quanto accaduto solo pochi mesi fa, magari senza aiutarsi con gli smartphone. Immagino quindi quanto possa essere complicato per le ragazze ed i ragazzi delle scuole veronesi, che ringrazio di cuore per essere qui con noi, non dico compenetrarsi, ma almeno sintonizzarsi con il senso e lo spirito di questa giornata dedicata all’Unità Nazionale e alle Forze Armate.
Pertanto, proverò a rivolgermi anche a loro, partendo dal contesto storico al quale ci riferiamo. La prima guerra mondiale e poi la seconda guerra mondiale – che oggi possiamo sempre più vedere come un unico grande conflitto, intervallato da vent’anni di tregua – non rappresentano soltanto un’immane sciagura che travolse milioni di vite e distrusse città, modificò i confini e le strutture delle nazioni, costrinse a migrare e minacciò la sopravvivenza di popoli, ma sono anche l’espressione massima di un’ideologia che vedeva la guerra come la soluzione per imporre le proprie ragioni, le proprie pretese di espansione territoriale e di egemonia economica e pseudo-culturale.
Perché allora ricordiamo ancora dopo un secolo quegli eventi tragici?
Intanto perché quegli avvenimenti che sembrano così lontani ci coinvolgono individualmente. Hanno intaccato la storia delle nostre famiglie attraverso i padri e i nonni dei nostri nonni, che hanno vissuto quelle guerre, alcuni le hanno combattute, sono stati feriti o sono morti. Chiedete ragazze e ragazzi ai vostri genitori o nonni, se già non l’hanno fatto, di raccontarvi quelle storie. Lì sono le nostre radici.
Quegli eventi così lontani ci coinvolgono però non solo individualmente ma anche collettivamente, come popolo. La Festa Nazionale che celebriamo oggi è infatti un momento in cui si pone l’accento sull’Unità della Repubblica italiana. Una unione che è nel tricolore che voi ragazzi state sventolando e nella bandiera che vi verrà consegnata, quale passaggio di testimone tra le generazioni, dall’Associazione Sacrario del Baldo.
Una unione che non si riferisce solo al dato territoriale e politico, ma soprattutto ai valori comuni, cioè ai diritti e ai doveri fondamentali e ai principi di solidarietà, quelli che troviamo sanciti nella Costituzione, “la legge delle leggi” cioè la prima delle leggi a cui le altre norme devono conformarsi, e che è il frutto dell’esperienza e delle sofferenze subite dal popolo italiano.
La Costituzione ci apre orizzonti di libertà, di uguaglianza, di democrazia, ma ci insegna anche il rispetto dei diritti e delle libertà altrui e la solidarietà.
A quelle guerre è indissolubilmente legato anche il riconoscimento che dobbiamo nei confronti di quanti sono caduti nelle Forze Armate. Per questo anche a loro è dedicata questa giornata. Alle Forze Armate che uniformano la propria azione, come le Forze dell’Ordine, ai principi democratici e sono impegnate a tutelare verso l’esterno e all’interno la pace, nella comunità nazionale. A loro deve sempre andare tutta la nostra gratitudine e fiducia.
In questa giornata le donne e gli uomini di Esercito, Aeronautica, Marina, Carabinieri, Guardia di Finanza, ma anche della Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco escono dalle Caserme per incontrare i cittadini e mostrare insieme agli strumenti di lavoro, da quelli del passato agli ultimi ritrovati della tecnologia, la loro umanità e la loro vicinanza e amicizia alla gente.
L’ultima riflessione che voglio condividere riguarda la guerra in Ucraina, che sta costando ad un Paese libero, aggredito nei suoi confini, danni umani e materiali sempre più gravi. Agli Ucraini, che ospitiamo numerosi nella nostra provincia, nel giorno in cui celebriamo l’Unità d’Italia, va la solidarietà e l’auspicio di una pace giusta che ponga termine al loro esilio e alla loro sofferenza.
La Guerra tornata così vicina in Europa ci fa comprendere, proprio in virtù della lezione che ci viene dal passato e che oggi ricordiamo, l’importanza di difendere, non solo in quanto italiani ma in quanto europei, la libertà e la democrazia.
Condividiamo perciò profondamente lo spirito di questa giornata e portiamolo ben radicato nel nostro cuore, improntando ad esso i nostri comportamenti di cittadini.