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Francesco: “Benedetto è stato un grande maestro, il suo pensiero non autoreferenziale”

Benedetto XVI “è stato un grande maestro di catechesi”, che con “il suo pensiero acuto e garbato”, non “autoreferenziale”, ha sempre voluto accompagnare le persone “all’incontro con Gesù”. Lo ha sottolineato Papa Francesco nel corso dell’udienza generale in aula Paolo VI.

Continuano intanto per il terzo e ultimo giorno le visite dei fedeli alla salma del Papa emerito esposta da lunedì nella basilica di San Pietro. Il primo giorno sono state 65mila le persone che hanno portato il loro ultimo saluto a Benedetto XVI, ieri 70mila. Oggi la salma è esposta fino alle 19.

L’annuncio una settimana fa

Esattamente una settimana fa, al termine dell’udienza generale, Papa Francesco aveva invitato i fedeli presenti nell’aula Paolo VI a pregare per il Papa emerito, “molto ammalato”, annunciando così personalmente che lo stato di salute del predecessore si era improvvisamente deteriorato. Joseph Ratzinger è morto a 95 anni il successivo sabato, 31 dicembre. Da allora Francesco, che domani presiederà i funerali sul sagrato di San Pietro, ha invitato in ogni sua apparizione pubblica – al Te Deum di fine anno, alla messa e all’Angelus del primo dell’anno – a pregare per Benedetto XVI.

“Prima di iniziare questa catechesi”, ha esordito oggi Francesco, “vorrei che ci unissimo a quanti, qui accanto, stanno rendendo omaggio a Benedetto XVI e rivolgere il mio pensiero a lui, che è stato un grande maestro di catechesi. Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù. Gesù, il Crocifisso risorto, il Vivente e il Signore, è stata la meta a cui Papa Benedetto ci ha condotto, prendendoci per mano. Ci aiuti a riscoprire in Cristo la gioia di credere e la speranza di vivere”.

“Benedetto, Benedetto”, il coro intonato da alcuni fedeli al termine dell’udienza.

“Comunità di fede che non finisce con la morte”

Il Papa è tornato a ricordare il predecessore al momento dei saluti in lingua ai diversi gruppi di fedeli, e, in particolare, si è rivolto così ai pellegrini di lingua tedesca: “Con le parole del nostro caro defunto Benedetto XVI voglio ricordarvi: “Chi crede non è mai solo!”. Chi ha Dio come Padre ha molti fratelli e sorelle. In questi giorni sperimentiamo in modo particolare quanto questa comunità di fede sia universale e che non finisce neanche con la morte”.

“Esorto tutti a perseverare nella vicinanza affettuosa e solidale con il martoriato popolo ucraino che tanto soffre, invocando per esso il dono della pace”, ha detto il Papa a fine udienza: “Non stanchiamoci di pregare. il popolo ucraino soffre, i bambini ucraini soffrono, preghiamo per loro”.

Nel corso dell’udienza generale, il Papa ha proseguito e concluso un ciclo di catechesi sul discernimento, sottolineando l’importanza di essere accompagnati nel cammino di fede. “Guai alle persone che non si sentono fragili, sono dure, dittatoriali”, ha detto, “la fragilità ci rende umani”. “Non a caso, la prima delle tre tentazioni di Gesù nel deserto, quella legata alla fame, cerca di rubarci la fragilità, presentandocela come un male di cui sbarazzarsi, un impedimento a essere come Dio. E invece è il nostro tesoro più prezioso: infatti Dio, per renderci simili a Lui, ha voluto condividere fino in fondo proprio la nostra fragilità”.

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