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Fisco, la “bestia” non si ferma: pronta una nuova mazzata di tasse – Redazione

1100 miliardi di euro di spesa pubblica, insieme ai 2700 miliardi di euro di debito pubblico, non bastano per soddisfare lo Stato italiano. Nonostante il nostro Paese sia tra i più ingenerosi in tema di erogazioni dei servizi alla collettività, ecco che da ormai 15 anni rimane in cima alla classifica degli Stati più tassatori del continente europeo.

Secondo le ultime statistiche, ad oggi, Roma si piazzerebbe al quarto posto, con una soglia di imposizione fiscale che si aggira intorno al 43 per cento. Rispetto a pochi anni fa, la percentuale di tasse è aumentata del 4 per cento, un triste record che non ha eguali nel nostro continente, e che supera di oltre 2 punti percentuali la media di tassazione della zona euro.

Eppure, in Europa, c’è chi fa anche peggio. Secondo un’analisi del Centro studi Unimpresa, al primo posto si colloca la Danimarca, con circa il 46,5 per cento di soglia impositiva, per poi essere accompagnata da Francia e Belgio, rispettivamente al 45 ed al 43 per cento. Nonostante tutto – come dicevamo prima – il livello di welfare state di questi Stati risulta essere decisamente più efficiente ed avanzato rispetto ai nostri standard di assistenza pubblica.

Per approfondire:

Nonostante l’infelice record italiano, però, pare che il fisco non voglia ancora fermarsi. In questi dieci mesi del 2022, infatti, ha incassato 57 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2021, cifra destinata ad aumentare con le scadenze fiscali fissate a novembre ed a dicembre. A riferirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, il quale ha cercato di delineare anche le possibili ragioni che stanno alla base di questo vertiginoso aumento.

Secondo la Cgia, infatti, le cause partirebbero dal forte aumento dell’inflazione che ha fatto salire le imposte indirette, e che si è combinato con il miglioramento occupazionale avvenuto nella prima parte di quest’anno; insieme alle numerose proroghe tributarie applicate precedentemente dal governo di Mario Draghi.

A ciò, inoltre, si aggiunge anche la cifra di 8 miliardi che manca all’appello, a causa della tassa sugli extraprofitti alle imprese energetiche, varata dall’esecutivo Draghi, che fino ad oggi ha incassato un somma intorno ai 3 miliardi, rispetti ai 10,5 stimati. Il tutto per un gettito tributario che dovrebbe toccare la soglia record di 568,4 miliardi: “279,1 miliardi sono imposte indirette, 284,4 quelle dirette e 4,8 le imposte in conto capitale”.

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