“L’accusa non mette assolutamente in dubbio l’utilità e l’attendibilità dei test rapidi antigenici oggetto delle indagini. Test utilizzati ancora oggi a livello internazionale. Allo stesso modo va ricordato che le indagini preliminari hanno evidenziato come il solo interesse del dottor Roberto Rigoli emerso in questa vicenda sia stato quello di perseguire il bene pubblico, in una situazione di grande tensione ed urgenza determinata dall’emergenza sanitaria, e che non sia stata prodotta alcuna falsa documentazione, elemento riconosciuto dalla stessa Procura durante la prima fase dell’udienza preliminare”. Lo sostiene in una nota l’avv. Giuseppe Pavan, legale di Rigoli, ex coordinatore delle Microbiologie del Veneto coinvolto nell’inchiesta padovana sui cosiddetti tamponi rapidi anti Covid, sperimentati dal Veneto tra la prima e la seconda ondata del virus.
Le precisazioni giungono a poche ore dalla messa in onda stasera, nell’ambito della trasmissione Report di Rai3, di un servizio dedicato alle intercettazioni che chiamerebbero in causa, tra gli altri, lo stesso Rigoli, accusato di falso in atto pubblico per aver mentito sull’efficacia dei test, senza verificarne l’idoneità tecnico scientifica.
Il procedimento penale, che coinvolge con Rigoli anche Patrizia Simionato, ex dg di Azienda Zero, si trova ancora nella fase della richiesta di rinvio a giudizio. (ANSA).
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