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Covid, il Natale in cui torneremo ad abbracciarci. Signorelli: “Attenzione ai fragili, ma per gli altri ci sono meno rischi”

Tre anni più tardi, possiamo tornare ad abbracciarci a Natale. “Ormai ci sono meno rischi”: lo dice anche Carlo Signorelli, che insegna Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica al San Raffaele di Milano. Con una precisazione: “I giovani non presentano quasi più casi gravi di Covid. Ma con anziani e fragili occorre continuare a essere prudenti”.

Tenendo questa raccomandazione sempre in mente, Signorelli considera la situazione del Covid oggi piuttosto rassicurante: “La fine delle restrizioni ha mantenuto alta la circolazione del virus, ma con numeri da malattia ormai endemica. Più preoccupante quest’anno è semmai l’influenza. Il picco sembra ormai raggiunto, ma a un livello che non vedevamo da vent’anni. Segno che due anni di mancata circolazione ci hanno reso più suscettibili”.

L’incidenza dell’influenza oggi è a 15 casi per mille assistiti, che salgono a 45,6 nei bambini al di sotto dei 5 anni. Il Covid invece ha un andamento ambivalente: calano i contagi (137mila nell’ultima settimana, meno 21%, con un’incidenza pari a 233 casi ogni 100mila abitanti), ma salgono le vittime (798, più 11%). Segno, probabilmente, di un minor ricorso al tampone in caso di sintomi. Il numero delle vittime da influenza non è noto, perché in Italia il calcolo viene elaborato a fine stagione. Nelle annate più dure si possono raggiungere gli 8mila decessi.

Covid o influenza fa quindi poca differenza, quando si parla di cautele per evitare il contagio degli altri. Le precauzioni per i giorni di festa riguardano tossi e starnuti in generale, a prescindere dal virus di origine. “I tamponi non sono più di moda” riflette l’igienista. E per l’influenza i test non esistono nemmeno, almeno al di fuori degli ospedali. “Chi ha sintomi deve semplicemente restare a casa, anche se questo vuol dire mandare a monte il pranzo di Natale. Fa bene a lui, che guarirà prima, ed eviterà il contagio degli altri”.

Per chi è in salute e incontra amici e parenti, valgono le precauzioni cui ormai ci siamo abituati: “Lavarsi le mani – elenca Signorelli – osservare il galateo di tosse e starnuti, tenere le finestre un po’ aperte per far circolare l’aria. Credo che queste abitudini le manterremo anche dopo il Covid. La pandemia ci ha lasciato maggiore consapevolezza”.

Le mascherine – sempre al netto della presenza di persone fragili – al pranzo di Natale non sono proprio previste. “Personalmente la uso sui mezzi di trasporto, perché proteggono da altre infezioni oltre al Covid, ma a volte dimentico di portarla e non mi preoccupo troppo” racconta l’igienista. In chiesa, la notte di Natale, potrebbe essere utile tenerla in tasca. “Raramente i luoghi di culto sono ambienti affollati, e con i loro soffitti alti mantengono una buona circolazione dell’aria. Più delle chiese, farei attenzione a certi negozi nei giorni che precedono il Natale”.

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