“La verità è che a scuola mi annoiavo”, dice, alla fine, Mirko Destefani, 16 anni portati con inconsapevole superficialità. È uno dei settantamila adolescenti borderline dalla scuola italiana, come ha raccontato l’inchiesta di ieri di Repubblica. Lui ne è già uscito. Lo scorso settembre non si è iscritto a nessuna classe di prima superiore e ora viaggia, con i suoi risvegli intorno a mezzogiorno, con un diploma di terza media ottenuto un anno in ritardo.
Ci racconta, Mirko?
“Andavo male già a undici anni, la prima media. L’ho fatta qui a Lozzo Atestino, in provincia di Padova. Non mi trovavo con gli insegnanti, neppure con i miei compagni. Non studiavo e accumulavo “4”. Il primo quadrimestre è stato tutto insufficiente. Mi salvavo in motoria, che piace a tutti, e in Arte. Sono bravo nel disegno, ma non disegno da tempo”.
A fine anno, bocciato.
“Sì, devo dire che avevo un comportamento non adatto alla scuola. Non mi interessava nulla”.
Stava vivendo un momento difficile? A casa, per esempio?
“No, solo che non ero maturo”.
Ha ripetuto la prima media?
“Ho capito e mi sono raddrizzato. Ho rifatto l’anno e ho proseguito in seconda e terza senza problemi”.
Ha vissuto le medie in pieno Covid.
“La scuola ha organizzato la Didattica a distanza. All’inizio partecipavo, ma ho perso presto la voglia. Non accendevo il computer e restavo a dormire”.
Con che voto è uscito dall’esame finale?
“Sei”.
Con chi ha parlato per orientarsi verso le successive scuole superiori?
“La mamma e gli amici”.
C’è una figura paterna nella sua vita?
“Direi di no, c’è mia mamma”.
Ha fratelli, Mirko?
“Una sorella, diciott’anni, lavora. E un fratello di tredici. Viviamo nella stessa casa”.
Dove ha scelto di iscriversi per le superiori? Con quale criterio?
“Sono andato al Manfredini di Este, i salesiani. Era vicino, otto chilometri. C’è il pullman. La retta costa un bel po’. Ho preso l’indirizzo elettrotecnico. Italiano, Storia, elettrotecnica, non ci sono molte materie al Manfredini”.
E come è partito l’anno scolastico alle superiori?
“All’inizio bene, ho scoperto che quel tipo di professionale mi piaceva. Anche i voti, sufficienti. Via via, però, mi sono lasciato condizionare da chi avevo intorno e ho ripreso a fare casino. Eravamo solo maschi e in classe c’era sempre tanta confusione. A volte era difficile fare lezione. Sono arrivate le sospensioni, una, due, tre. E mi sono fermato. Per sempre. No, non sono più andato a scuola, direi dalla primavera 2022. Mi hanno considerato ritirato, e bocciato”.
Non si è riscritto alla prima dei salesiani? In un altro istituto?
“Con la scuola italiana ho chiuso, ci metto una pietra sopra. In classe non sono mai stato in grado di darmi da fare, ho sempre e solo fatto casino”.
Che cosa fa oggi, la mattina?
“Dormo fino a tardi, poi il pomeriggio esco”.
Le piace questa vita?
“Sì, ma quando mi chiedono di fare qualcosa non mi tiro indietro. Taglio l’erba, in casa e fuori. Ci ricavo una paghetta”.
Non le fa paura affrontare il futuro con un solo diploma di scuola media in tasca?
“Devi avere le idee chiare in testa per affrontare il futuro”.
E lei che idee ha?
“Mi piace giocare a calcio. Sono attaccante negli Allievi dei Colli Euganei. Prima di farmi male, ho segnato tutte le domeniche. Rientrato dopo un mese, di nuovo. Se capitasse una carriera da calciatore, sì, ne farei buon uso”.
La sua famiglia ha mai avuto problemi economici, Mirko?
“A volte, non sempre. Vorrei dire che la scuola ti insegna tanto, ma non ti dà tutto quello che ti serve per la tua vita. Non ti spiega come fare i soldi”.
Qualcuno, a scuola, l’ha mai aiutata?
“Il preside delle medie, alle superiori nessuno”.
Cosa ne pensa sua mamma del fallimento scolastico?
“Non gliene parlo, sinceramente ho sempre fatto di testa mia. Quello che mi manca ho sempre cercato di ricavarlo da me”.
A che età ha iniziato a sentirsi autonomo, Mirko?
“Ma, veramente, non so se sono autonomo”.