Chiudo la porta con delicatezza per non svegliarti, anche se so bene che una volta addormentato tiri dritto fino al giorno dopo e non ti sveglierebbero le cannonate.
Domani mattina ti sveglierai, volerai fuori dal lettino e in quattro salti sarai sul mio petto – ballerai la macarena sulla groppa di tua madre, che di notte non dorme e di giorno sembra una bellissima zombie scappata da una brutta serie tv anni novanta – riderai e strillerai e romperai le scatole a tutti, gatti compresi, perchè è Natale e ci sono i regali e chissà cosa c’è e dai che è Natale, sveglia tutti, tutti in piedi, tutti con me.
Piccolo trascinatore di folle.
Tuo fratello arriverà dopo qualche minuto – ma arriverà, perché a tredici anni troppo entusiasmo “fa bambino” e troppo poco “fa come mamma e papà”, e nessun adolescente al mondo vorrebbe essere come noi. Come dargli torto?
Mi sciacquerò la faccia con l’acqua fredda, forse la caldaia sarà ancora in blocco, lei sarà sepolta sotto venti chili di piumone e non le vedrò nemmeno i piedi, i gatti miagoleranno dalla cucina mendicando cibo in scatola e recriminando attenzioni, solo i pesci nell’acquario proseguiranno le loro vite tranquille e benedette dal più puro agnosticismo di cui solo chi riesce a respirare sott’acqua può godere.
“Mmh…mmmh…” – come ogni mattina, sentirò tua madre fare dei versi sotto quella montagna invalicabile fatta di ovatta e rasatello di cotone.
“Arrivo, arrivo.”
Tornerò da lei con il suo solito caffè, la sua mano spunterà da sotto le coperte e improvvisamente mi trascinerà sotto alla sua morbida barriera.
“Ma che fai? Mi fai rovesciare tutto!”
“E tu rovescialo, no? Vieni qui con me… vieni qui sotto…”
“Ma ci sono i bambini!”
“E menomale! Cosa pensi di fare, stai scherzando?” – mi spingerà via, facendo la finta offesa.
“Dai, che dobbiamo preprararci per andare dai tuoi.”
“Vieni qui sotto…” – questa volta metterà fuori la testa arruffata e mi specchierò nei suoi occhi.
“Quanto sei bella…” – mi sfuggirà un sospiro.
“E tu quanto sei salame…”
“Piantàtela, voi due! Venite fuori dal letto, che è Natale e ci sono i regali e chissà cosa c’è e dai che è Natale, sveglia tutti, tutti in piedi, tutti con me!”
“Quella maledetta canzoncina ci seppellirà tutti…” – bofonchierà tua madre mentre stiracchiandosi lenta e sonnacchiosa, gatta sorniona e morbida più delle coltri da cui sarà emersa come una Venere che non sa nuotare e che si tiene a debita distanza dalle acque.
“Dov’è quel caffè?” – mi abbraccerà da dietro e sentirò il suo profumo, il solito da quando la conosco.
Per la terza volta entrerai in camera nostra con tutta la tua esuberante energia.
“Allora, noi andiamo a vedere i regali e chi c’è – c’è, capito?”
Tua madre ed io ci scambieremo uno sguardo che varrà più di mille parole.
“Non ti ho regalato niente.” – mi dirà sottovoce, dopo qualche ora e un pranzo a sette portate di cui porterò i segni almeno fino a San Silvestro.
“Mi hai regalato tutto.” – le risponderò stringendole la mano sotto alla tovaglia rossa e sentendomi il più felice del mondo.
“Buon Natale, Venere senza acque.”
“Buon Natale a te, paraculo.”
Poi dicono che i desideri non si avverano.